Rivista |
Autore |
Articolo |
Rubrica |
Pagine |
| Berselli Silvia | L'International Museum of Photography at George Eastman House di Rochester
abstract
L’International Museum of Photography at George Eastman House, la collezione di immagini e strumenti che conserva, la ricca biblioteca e l’archivio dei documenti, l’attività di studio per la conoscenza dei materiali storici e la loro corretta conservazione, la didattica rivolta ai ragazzi delle scuole
|
Archivio e Conservazione
|
pagg. 10 - 11
|
|
| Berselli Silvia | Le stampe su carta albuminata
abstract
La quasi totalità dei positivi ottocenteschi conservati negli archivi è costituita da stampe su carta all’albumina, un tipo di carta nella quale il legante per i sali d’argento è costituito dall’albume delle uova. Rispetto alle carte salate utilizzate in precedenza, la carta all’albumina garantiva, grazie alla compattezza del legante, una superficie più levigata, priva di ruvidità, che permetteva di ottenere stampe nitide e ben contrastate con una migliore definizione nei dettagli. Il primo manuale in Italia a riportare la descrizione di questo tipo di carta e del relativo procedimento di stampa fu il "Plico del Fotografo" di Giuseppe Venanzio Sella nel 1856. Le carte all’albumina, conosciute in numerose varianti, erano impiegato per lo più in abbinamento con negativi al collodio; molto praticato il viraggio. La produzione di questo tipo di carta conobbe un notevole incremento con la diffusione della fotografia stereoscopica, per essere poi sostituite alla fine dell’Ottocento dalle carte a sviluppo alla gelatina
|
Archivio e Conservazione
|
pagg. 7 - 10
|
|
| Berselli Silvia | La conservazione di stampe su carta albuminata
abstract
Tra i vantaggi delle nuove carte a sviluppo, alla gelatina e al collodio, introdotte sul mercato dal 1880, uno in particolare veniva apprezzato: la loro “inalterabilità” nel tempo. In questo si distinguevano dalle carte all’albumina soggette a sbiadire con il risultato negativo di un progressivo ingiallimento dei toni delle immagini. Rodolfo Namias attribuiva il deteriorarsi delle carte/stampe all’albumina a viraggi imperfetti, fissaggi con soluzioni vecchie o deboli, montaggi su cartoni di cattiva qualità. Qui si descrivono le principali alterazioni a carico delle stampe all’albumina, le cause, i criteri per una corretta conservazione
|
Archivio e Conservazione
|
pagg. 4 - 8
|
|
| Berselli Silvia | I negativi fotografici su pellicola di nitrato. Problemi di conservazione e di archiviazione
abstract
Nel 1889 la Eastman Kodak mise in commercio i primi negativi fotografici su pellicola al nitrato di cellulosa: una pellicola flessibile, leggera e infrangibile, che però sviluppa gas pericolosi e tende a decomporsi con seri rischi di autocombustione quando la decomposizione è a uno stadio avanzato. Per questi motivi è buona prassi che, in sede di archiviazione, i negativi al nitrato presenti in una collezione vengano identificati e separati dagli altri materiali, collocadoli in un ambiente a bassa temperatura e con un tasso di umidità relativa tra i 30 e i 50 gradi centigradi. Consigliabile inoltre eseguire copie di riproduzione su pellicola di sicurezza quando gli originali sono ancora in buono stato di conservazione
|
Archivio e Conservazione
|
pagg. 4 - 7
|
|
| Berselli Silvia | Conservazione e restauro dell'esposizione "The family of Man"
abstract
La mostra di fotografie “The Family of Man” costituisce uno degli eventi culturali più importanti del 1950. Oltre 500 immagini montate su tavole di compensato che facevano parte della mostra esposta in varie parti del mondo sono state donate al Granducato del Lussemburgo da Steichen, agli inizi del 1970. Oggi sono conservate presso il Centre National de l’Audiovisuel dove Silvia Berselli ha provveduto al restauro. In questo saggio sono illustrati i problemi e le difficoltà incontrate durante l’intervento e i criteri seguiti
|
Archivio e Conservazione
|
pagg. 4 - 9
|
|
| Berselli Silvia | La sperimentazione fotografica di Giorgio Roster. Gli appunti e le lastre fotografiche: descrizione di un intervento di consolidamento
abstract
Descrizione dell'intervento di restauro finalizzato a fissare sulla lastra di vetro la pellicola sensile parzialmente distaccata
|
Archivio e Conservazione
|
pagg. 8 - 9
|
|
| Berselli Silvia | Le "specialità artistiche" della Casa Giacomo Brogi. I grandi formati per la riproduzione delle opere d'arte
abstract
L’attività dello studio fotografico diretto da Giacomo Brogi si andò specializzando nell’Ottocento nella riproduzione delle opere d’arte, mettendo a punto una serie di raffinate tecniche di stampa che prevedevano sia interventi di correzione, consistenti in ritocchi e colorature sulle copie ottenute per ingrandimento, sia procedimenti diversi da quelli abituali su carta alla gelatina bromuro d’argento. Entrambe le tecniche permettevano di ottenere immagini di rara bellezza che riproducevano con fedeltà i toni e i colori delle opere originali. Ampiamente utilizzata era la tecnica di stampa al carbone, in varie versioni, tutte difficili da eseguirsi, ma eccellenti per la qualità
|
Archivio e Conservazione
|
pagg. 4 - 5
|
|
| Berselli Silvia | I dagherrotipi della fototeca Panizzi di Reggio Emilia. Problemi di conservazione e restauro
abstract
Il dagherrotipo rappresenta la più affascinante e più preziosa tipologia di immagini realizzate dalla tecnica fotografica nell’arco della sua storia, ma anche la più delicata e fragile, per la composizione della lastra costituita da una sottilissima pellicola di argento e mercurio, e per la naturale predisposizione a subire processi di alterazione chimica, in primo luogo l’ossidazione. Per questo l’interesse per il restauro dei dagherrotipi è sempre stato molto forte, ma i risultati ottenuti non sempre sono stati soddisfacenti. Qui vengono descritti i principali metodi di intervento utilòizzati, in passato ed oggi, e le controindicazioni che ciascuno di essi comporta per la conservazione
|
Archivio e Conservazione
|
pagg. 4 - 6
|
|
|